con Massimo Bonechi | piano Alessio Betti
Morte, tortura, sparizioni, paura, bugie, indifferenza. E una palla che rotola su un prato verde.
Sono i mondiali di calcio del 1978, tenuti in Argentina, nazione umiliata, offesa e soggiogata dalla dittatura di Videla e dei generali. Tristemente noti come i mondiali della vergogna.
Una vergogna che non riguardò solo l’Argentina, ma tutti. Tutti quelli che si voltarono dall’altra parte, che negarono, che si resero complici. Che preferirono giocare a pallone invece di fermarsi.
La lettura di brani tratti da “I mondiali della vergogna” di Pablo Gnonto e da “Una generazione scomparsa” di Daniele Biacchessi, intervallati da ricordi e riflessioni personali sulla nostra intramontabile passione calcistica si accompagnano ai suoni distorti e strazianti di un pianoforte e ci raccontano la storia della tragedia collettiva di un popolo attraverso la metafora sportiva: il calcio come leva politica, come grande collettore di emozioni, come fenomeno di massa, come rituale tragico. E come grande anestetico di coscienze.