SE MI AMI NON PIANGERE una storia familiare maschile plurale

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Questo evento è passato.

di e con Massimo Bonechi, Riccardo Goretti e Alberto Salvi | Una produzione STA – Spazio Teatrale Allincontro | in collaborazione con il Festival A levar l’ombra da terra

 

Tre fratelli si ritrovano al funerale del padre, il quale prima di morire ha lasciato loro una precisa indicazione: nessuno dei tre dovrà versare una lacrima pena l’esclusione di tutti dal testamento. Durante la celebrazione del funerale i tre si ritrovano a discutere del loro rapporto con il padre, della figura di maschio dominante, delle loro difficoltà a ritrovarsi in questo ruolo, del loro percorso di vita, dell’incapacità di riuscire a ridefinirsi nella loro identità di maschio. Lo svolgersi della funzione farà da contraltare alle loro discussioni, alla ricerca di un nuovo modo di essere, di confrontarsi con l’universo femminile, con la sessualità, con il nuovo linguaggio della modernità.

Nel confronto scoprono di sentirsi retrogradi e impreparati, antichi, chiusi e arretrati, dei mostri, uomini senza qualità, bugiardi e ipocriti, con una mente piccola e ristretta, impauriti e schiacciati da un incontrollabile senso di colpa. Ma la cosa importante è una sola: non piangere. Mai.

 

“Se mi ami non piangere” (il cui titolo prende le mosse da una preghiera funebre di Sant’Agostino) è un funerale laico al pensiero patriarcale. Con questo non vogliamo (né probabilmente possiamo) valutare, imputare, tirare somme di alcuna sorta. Non sappiamo dire se quello che accade e sta accadendo e accadrà nella battaglia dei sessi all’alba del 2023 abbia portato con sé istanze più o meno controverse. Non sappiamo dire cosa ne sarà delle mentalità dei nostri nonni e dei nostri padri. Solo una cosa sappiamo: QUEL pensiero sta morendo, forse è già morto, tanto vale organizzargli un funerale o quantomeno una veglia funebre. E noi? Noi che ne parliamo, maschi, bianchi, etero, più o meno cinquantenni? Non siamo forse noi massimi esponenti di quel pensiero stesso? Verosimilmente sì. E in questa situazione tragicomica in cui ci troviamo (perché forse non era chiaro, ma lo spettacolo fa ridere, e molto) non possiamo che riscoprirci, ufficialmente, VECCHI. Passati, finiti, estinti. E molto confusi. Scambiati per retrogradi bigotti criptofascisti.

Allora, parliamone. E come sembra sempre meglio fare, soprattutto, cerchiamo di riderci sopra. Anche perché piangere, non si può.

 

in caso di pioggia Auditorium Comunale, via Roma n. 54